Leenalchi: quando il pansori incontra il pop

Sono il nuovo fenomeno del pop alternativo coreano, si chiamano Leenalchi e si sono formati grazie alla collaborazione tra quattro cantanti di pansori, una delle espressioni della musica tradizionale (gugak), e tre musicisti pop: due bassisti e un batterista. Il progetto è nato dalla mente del bassista e compositore per il cinema Jang Young-gyu, che ha messo insieme il gruppo per rivisitare una delle cinque storie del pansori: Sugungga.

Il pansori è una forma di rappresentazione cantata, nata molto probabilmente nel XVII secolo e diffusasi ampiamente nel XVIII e XIX secolo; si pensa sia un’evoluzione dei canti sciamanici. Le storie tradizionali del pansori sono cinque, tra queste Sugungga è quella considerata più divertente e farsesca perché i protagonisti sono degli animali. La storia narra della tartaruga che per dimostrare al re dragone di essere un suddito fedele si lancia alla ricerca del coniglio, il cui fegato sembra essere la sola cura per la malattia di cui soffre il re.

Tradizionalmente nel pansori il cantante viene accompagnato da un singolo strumento a percussione; i Leenalchi hanno mantenuto sia la sezione vocale sia quella di accompagnamento, ma hanno sostituito il singolo strumento con due bassi e una batteria. Il risultato è un mix straordinario tra melodia tradizionale e ritmi pop che la rendono piu dinamica e ballabile.

Per la composizione i musicisti hanno affermato di essere partiti dal rispettivo tempo di esecuzione e di essersi incontrati in un punto in cui il ritmo del pop si sposa in un modo originale con la melodia del canto, leggermente accelerato rispetto all’interpretazione classica. L’effetto è che in alcuni punti il canto tradizionale si trasforma in un coinvolgente rap.

Il risultato è a dir poco eccezionale, il loro singolo “The Tiger is Coming” è diventato, in poco tempo, un video virale grazie anche alle coinvolgenti coreografie della compagnia di danza Ambiguous Dance Company che accompagnano perfettamente la musica.

La prima notorietà è arrivata nel maggio del 2019 dopo l’esibizione alla Hyundai Card Music Library + Understage, un complesso per l’intrattenimento realizzato a Seoul dalla Hyunday Card che comprende una biblioteca dedicata alla musica ed uno spazio per concerti, l’Understage. In questa occasione il gruppo ha dovuto anche scegliere un nome e hanno deciso di chiamarsi Leenalchi da Lee nal-chi, nome di un famoso maestro di pansori e funambolo del XIX secolo. Un tocco di dinamicità la aggiunge il fatto che la parola “nalchi” in coreano fa rifermento a un pesce volante.

Il vero successo, però, è arrivato con la partecipazione alla campagna di promozione turistica Feel the Rhythm of Korea della Korea Tourism Organization (KTO). Si tratta di una serie di video girati in più di una città della Corea del Sud ognuno accompagnato da una canzone diversa dei Leenalchi e dalle colorate coreografie della Ambiguous Dance Company. I video hanno fatto guadagnare un premio alla KTO in occasione del Tourism Innovation Awards 2020 e hanno permesso ai Leenalchi di essere conosciuti anche all’estero.

Nel 2020 è uscito il loro primo LP dal titolo “Sugungga” e agli inizi del 2021 hanno pubblicato anche una versione CD che contiene due pezzi aggiuntivi. L’album include tutte le canzoni del Sugungga tradizionale di epoca Joseon eccetto due, per le quali non è stato possibile realizzare una versione ballabile.

Uno degli obiettivi del progetto, infatti, è permettere a musicisti che non fanno parte dell’industria musicale che gira intorno agli Idols di sopravvivere della propria arte e investire nella qualità della musica. Jang Young-gyu e il batterista Lee Chul-hee ci avevano già provato con la band SsingSsing, mentre il bassista Jung-yeop faceva parte del gruppo Kiha & The Faces, che per una decina d’anni ha goduto anche di una certa notorietà in patria. Entrambe le esperienze però non sono sopravvissute alla schiacciante concorrenza degli Idols che dominano la scena musicale sudcoreana.

Impensabile dare una definizione di genere ai ritmi dei Leenalchi, si passa dalle atmosfere di un videogioco anni Ottanta alla dance, dall’elettronica al rap, l’unica cosa certa è che ascoltarli e restare fermi è praticamente impossibile. Il merito va anche a una storia coinvolgente da seguire tutta col fiato sospeso e alle doti di interpretazione dei cantanti di pansori che riescono perfettamente a trasmettere il colore di una scena anche a un ascoltatore che non conosce il coreano.

Ce la farà la tartaruga a catturare il coniglio e portarlo al re? E il coniglio riuscirà a sfuggire alla terribile sorte che l’attende?

Per scoprirlo non vi resta che andare ad ascoltare Sugungga.

Di Elisabetta Cesaroni 

Foto di Julien Couëtoux

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