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Hanbok: in equilibrio tra passato e presente

Una giovane designer di nome Danha è riuscita a sottrarre l’hanbok, abito tradizionale coreano generalmente indossato durante le cerimonie, all’usura del tempo. L’idea vincente sta nell’aver ripreso un emblema della cultura coreana, da tempo relegato a occasioni formali, e riuscire a calarlo con disinvoltura nella quotidianità. Non solo tutti possono indossare un hanbok ma lo si può indossare sempre. La collaborazione con le BLACKPINK nel loro video “How you like it” ha fatto il resto in termini di visibilità. In questa intervista Danha ci racconta il suo personale rapporto con la tradizione, in che modo il passato diventa ispirazione per i suoi hanbok e i progetti futuri.

Danha da news.naver
La designer Danha – foto da news.naver

Sono veramente curiosa di scoprire il tuo background, quali studi hai fatto e cosa ti abbia spinto a concentrarti sugli abiti. Puoi raccontarci qualcosa?

In realtà sono laureata in lingua Cinese, cosa che sembra alquanto irrilevante con il design, eppure semplicemente sono rimasta affascinata dalla silhouette creata dall’Hanbok. Inoltre, rispetto ad altre persone, sono cresciuta in un ambiente più vicino all’Hanbok. La mia uniforme scolastica era basata sull’Hanbok e mio nonno era un maestro artigiano del nodo tradizionale coreano, e così ho avuto parecchie possibilità di saperne qualcosa in più sull’Hanbok e sulla tradizione coreana in generale. Più tardi ho viaggiato ovunque in giro per il mondo indossando l’Hanbok e ho deciso di imparare più cose possibili su di esso, ecco perché sono andata all’Istituto di Ricerca dell’Abito Reale Tradizionale per imparare dal maestro di Hanbok. Adesso mi sto laureando in Abito Tradizionale.

L’Hanbok è uno dei simboli più famosi della tradizione coreana. Qual è il tuo modo di rapportarti con la tradizione?

Faccio le mie ricerche nei musei o in documenti da cui traggo ispirazione da qualunque cosa possa essere collegata alla tradizione. Qualunque cosa può diventare una fonte di ispirazione, dai cimeli di abiti reali, oggetti tradizionali (Bojagi[1], Norigae[2], ecc.) alle grate di una Hanok, una casa tradizionale coreana.

Sono convinta che tu abbia dato una nuova forma all’Hanbok rendendolo accessibile a chiunque e in ogni occasione senza togliergli il suo valore intrinseco. Come riesci a trovare il giusto equilibrio tra passato e presente?

Tutti i prodotti Danha sono basati su schemi di abiti tradizionali, dopo di che inizia il processo di redesign e di manipolazione del disegno originale per rendere l’abito indossabile e comodo secondo gli standard attuali. Stiamo cercando di ricreare una tradizione nel 2020 in un modo che definirei Hipster, visto che gli abiti acquisiscono significato solo nel momento in cui sono indossati dalle persone.

Quindi la parola chiave è modernizzazione. Come hanno reagito i consumatori coreani? E quelli stranieri? Immagino ci sia una percezione diversa tra i due.

L’Hanbok è diventato molto popolare in Corea ma ancora di più altrove. Il nostro sito ha registrato oltre 15000 visite al giorno, alcune di queste si sono trasformate in acquisti. Indipendentemente dalla nazione, tutti erano interessati al fatto che i nostri capi fossero ispirati a “Dopo” e “Cheolik”, abbigliamento maschile tradizionale coreano, mentre l’intimo alla Dinastia Chosun.

Ogni designer ha un proprio processo artistico, qual è il tuo? C’è qualcosa che fai abitualmente per avere ispirazione?

Come ho detto precedentemente, i musei nazionali sono i miei luoghi preferiti in quanto posso vedere molti cimeli. Non manco mai a esposizioni di pittori tradizionali o di ricami.

Hai conquistato una discreta popolarità grazie alla collaborazione con le BLACKPINK, tutti noi le abbiamo viste indossare i tuoi Hanbok nel video “How you like it”. Come è stato lavorare con loro?

Il nostro brand è ancora giovane e piccolo, è nato solo nel 2018 quindi la promozione è necessaria ma anche molto difficile. Non smetterò mai di ringraziare la stilista delle BLACKPINK per questa collaborazione. Non avevamo mai lavorato con loro e il team ci ha trovato mentre cercavano gli Hanbok per il video.

Lo scorso autunno, grazie al governo, alcune scuole medie e superiori hanno adottato delle uniformi ispirate all’Hanbok. Sembra proprio che sia un nuovo trend.

In realtà ci sono scuole che adottano un’uniforme in stile Hanbok, inclusa la scuola che ho frequentato io. Tuttavia, non erano molte e da quest’anno più scuole si stanno impegnando nell’andare in questa direzione e questi tentativi sono fortemente incoraggiati dal governo.

Per ridurre l’impatto umano sulla Terra hai scelto – e continui a scegliere – un concetto di slow fashion. Come ci riesci?

Prima di tutto utilizziamo poliestere riciclato prodotto dagli scarti PET e cotone bio coltivato anch’esso secondo criteri di sostenibilità ambientale. Inoltre, adottiamo uno specifico metodo tradizionale coreano di taglio del tessuto che riduce gli scarti a meno del 3%. Il singolo telo di stoffa viene utilizzato quasi per intero.

Tra gli obiettivi iniziali quali hai già raggiunto? E quali sono i tuoi progetti futuri?

Hanbok, è considerato un abito da indossare solo in occasioni speciali. Grazie alla collaborazione con le BLACKPINK, che costituisce un buon punto di partenza, credo che l’Hanbok possa entrare a far parte dell’industria della moda come capo da indossare tutti i giorni. Sono anche particolarmente soddisfatta di essere riuscita a introdurre delle stampe che si ispirano alle stoffe tradizionali usate per avvolgere. Mi aspetto di introdurre l’unicità della bellezza della Corea attraverso il mix di Hanbok con altri elementi dell’arte tradizionale coreana, creando così una nuova cultura k-fashion aperta a tutti.  


[1] Tradizionale tessuto da imballaggio coreano

[2] Tradizionali nodi ornamentali

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