Billy Carter

Billy Carter: musica e attivismo si uniscono in una band

Con “Narrazioni Femminili”, il ciclo di webinar che si è concluso la scorsa settimana, abbiamo percorso la strada compiuta dal femminismo sudcoreano dagli anni ‘70 ad oggi. Per l’occasione abbiamo creato degli approfondimenti ripercorrendo le trasformazioni subite dal ruolo della donna nelle epoche più lontane e guardando anche alla letteratura, al cinema e alla musica. Dopo aver condiviso una playlist con brani di alcune band della scena indie nelle quali le donne sono al centro del palco, proviamo a raccontarvi un po’ di più di una di loro: i Billy Carter.

La band ha mosso i primi passi nel 2011 come un duo composto dalla cantante Kim Jiwon e dalla chitarrista Kim Jina e il gruppo si è completato negli anni con il batterista Yoo Yeonsik e la bassista Kong Jin.

Tra il 2015 e il 2017 i Billy Carter hanno realizzato quattro EP, ognuno identificato da un colore, “The Red”, “The Yellow”, “The Green” e “The Orange”, e in mezzo, nel 2016, è uscito anche il loro primo album “Here I am”. Lo stile musicale di questi album è una contaminazione di ritmi e melodie del blues psichedelico che si combinano con il sound “sporco”, distorto e graffiante del garage rock.

In un’intervista rilasciata lo scorso settembre al magazine “Platform” Jiwon dichiara che in quel periodo i loro testi erano più poetici e metaforici perché dovevano adattarsi alle sonorità astratte e psichedeliche della loro musica.

Jiwon parla al passato, marcando una differenza rispetto al presente perché nel frattempo è successo qualcosa. Nel 2020 è infatti uscito “Don’t push me”, il secondo album della band che ha rappresentato un’evoluzione nel loro stile musicale. I testi, tutti in inglese, sono diventati più diretti e una buona dose di punk è entrata a far parte del loro mondo. 

Fin dalla sua prima canzone, “Don’t push me” arriva addosso come un’ondata di pura energia e come un evidente manifesto contro misoginia, patriarcato, razzismo, violenza sulle donne, omofobia e ogni forma di ipocrisia presente nella società coreana e non solo. 

La band è sempre stata attenta alle questioni politiche e sociali, ma la necessità di essere più diretti li ha portati alla “virata” verso il punk e a usare parole chiare e semplici per mostrare esattamente quello che pensano.

Ed è difficile che sul loro messaggio possano esserci dubbi o fraintendimenti. I nove brani che fanno parte dell’album ci raccontano, usando anche toni sarcastici, di una donna che è molto brava a guidare, ma dovrebbe essere solo una brava moglie, madre e nuora; di omofobia che non esiste perché l’omosessualità è solo “una malattia che va curata”;  di mani grandi e forti che sono “su di me”; di amici che che si gettano da un ponte o prendono troppe pillole per dormire tutte assieme. 

Se il punto di vista dei Billy Carter non fosse abbastanza chiaro può essere utile ascoltare “My body My choice”, canzone che va diritta al punto grazie alla una semplicità che nulla ha a che vedere con la superficialità: 

My hair, my choice
My face, my choice
My clothes, my choice
My body, my choice
My hair, my choice
My facial expression, my choice
My bra or not, my choice
My body, my choice
My choice
My sexuality, my choice
My gender identity, my choice
With who I want to be, my choice
If I keep my pregnancy, my choice
My choice

Qui potete vedere il video, altrettanto semplice ed efficace.

L’impegno dei Billy Carter non si limita ai testi delle loro canzoni, il loro attivismo si esprime anche partecipando ad eventi e manifestazioni, come accaduto nelle recenti performance che hanno tenuto contro la guerra scoppiata in Ucraina e a sostegno delle madri single in difficoltà o contribuendo alla colonna sonora di un documentario sui lati oscuri dell’industria alimentare.

La loro è una carriera recente, ma in continuo movimento. Il loro primo EP, “The Red” è stato nominato in tre sezioni dei “Korea Music Awards”, è stato consigliato da “Naver Music – Album of the Week” e selezionato come “K-Rookies 2015” da KOCCA – Korea Creative Content Agency. Da allora e prima dello stop causato dalla pandemia, sono stati in tour e hanno partecipato a festival nazionali come “Zandari Festival” e internazionali e hanno partecipato all’album collettivo “We,Do It Together”, una compilation di 12 brani di altrettante voci femminili del panorama indie sudcoreano. Insomma i Billy Carter sono una band che non sta ferma e da tenere d’occhio in attesa che esca, speriamo presto, il loro prossimo album.

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