Hwarang: la Corea come progetto editoriale

In Italia purtroppo si traducono ancora poche opere dal coreano, ma com’è la situazione in altri paesi? Mentre cercavo di farmi un’idea di quanto e cosa si traducesse all’estero mi sono imbattuta in una piccola casa editrice argentina che, udite udite, pubblica solo libri sulla Corea, e libri di autori coreani! Un progetto editoriale unico nel suo genere che ha subito attratto la mia attenzione.

Hwarang, che prende il nome dal corpo di guerrieri e poeti del regno di Silla antico, è nata nel 2019, con il supporto del Literature Translation Institute of Korea. Nonostante le difficoltà causate dal Covid-19, Hwarang ha continuato a crescere e a promuovere la conoscenza della letteratura coreana, anche attraverso approfondimenti tematici online.

Abbiamo intervistato il suo fondatore, Nicolás Braessas, che ci ha parlato della sua esperienza di editore e traduttore e di come vede il futuro della letteratura coreana nei paesi di lingua spagnola.

Prima di cominciare l’avventura con Hwarang nel 2019, lavoravi come traduttore dal coreano allo spagnolo. Puoi raccontarci un po’ di te? Come mai hai deciso di aprire una casa editrice focalizzata esclusivamente sulla letteratura coreana?

Nel 2003 ho seguito un ciclo di proiezioni di film presso l’ambasciata coreana (di Buenos Aires n.d.T.). Al tempo non conoscevo nulla della Corea, e sono rimasto affascinato dalla sua storia. Da quel momento ho cominciato a studiare il coreano e nel 2017 sono finalmente andato a Seul dove ho studiato presso la Seoul National University, durante questo viaggio ho anche preso contatto con il Literature Translation Institute of Korea. Sono sempre stato appassionato di letteratura (sono anche traduttore dall’inglese allo spagnolo) e mi sono reso conto che non c’erano ancora molte opere tradotte dal coreano. Ogni tanto una casa editrice pubblicava un singolo libro, ma niente di più. Così ho pensato che c’era bisogno di un progetto editoriale che prevedesse una pubblicazione sistematica di opere, e gettasse le basi per la creazione di una tradizione letteraria coreana in lingua spagnola.

Il catalogo di Hwarang è un interessante mix di classici e nuove voci della letteratura coreana: come scegliete i progetti su cui lavorare?

Esiste un equilibrio tra quello che desideriamo pubblicare perché ci piace e quello che pensiamo possa funzionare nel nostro mercato editoriale. In alcuni casi possiamo concederci la soddisfazione di raggiungere un buon bilanciamento tra le due cose nel corso dell’anno. Ad esempio, il libro di poesie di Yi Sang (“A Vista de Cuervo”, n.d.t) non è un libro che venda molto, perché si tratta di una raccolta di poesie, però a noi questo poeta affascina molto e abbiamo pensato che dovevamo assolutamente avere una versione spagnola di questo testo. Un’altra cosa che capita molto spesso è che siano i traduttori stessi a proporci delle opere da pubblicare.

Dramas, musica pop, cinema e cosmetica, la Korean Wave (Hallyu) negli ultimi anni ha travolto l’Occidente. Adesso è il turno della letteratura? Che direzione pensi possa prendere questo fenomeno? Si tratta di un interesse che è destinato a crescere e durare o si trasformerà in una moda passeggera?

Credo che le dinamiche dell’industria culturale del cinema o della musica siano molto diverse da quelle della letteratura. Può darsi che in futuro la Corea vinca un Nobel per la letteratura, ma non significa che questo porti automaticamente ad una traduzione consistente di diversi autori dal coreano, a parte forse il vincitore stesso. I processi della letteratura sono molto più lenti, ma allo stesso tempo più costanti. Non sappiamo se il K-pop sia solo una moda di una certa generazione, probabilmente lo è, come tutti i fenomeni di massa. Spero, in quanto traduttore ed editore, di gettare le basi per qualcosa che trascenda la moda. Se penso alla letteratura giapponese, si tratta di un caso di successo: è già entrata a far parte del panorama della letteratura mondiale e, anche se non produce il guadagno di altre industrie culturali, rappresenta comunque una parte vitale della cultura di un Paese.

In Italia non sono state ancora tradotte molte opere di autori coreani. In primis perché c’è una mancanza di traduttori dal coreano all’italiano (Han Kang è stata tradotta dall’inglese ad esempio), ma anche perché l’interesse per la letteratura di questo Paese è ancora molto recente. Qual è la situazione nei paesi di lingua spagnola? C’è una differenza tra Spagna e America Latina?

La situazione dei paesi di lingua spagnola è simile, con una differenza però: in America Latina c’è una grande diaspora coreana. Molto prima che si generasse tutto questo interesse per la Corea, ad esempio, a Buenos Aires c’erano già due quartieri coreani, e molti coreani bilingue già lavoravano come traduttori. Poi è arrivato anche il Literature Translation Institute of Korea, che si è concentrato particolarmente sulla lingua spagnola: l’anno passato, ad esempio, sono state tradotte in totale 14 opere dal coreano all’inglese, mentre solo Hwarang ne ha tradotte 5 in spagnolo, e quest’anno ne tradurremo 10. Credo che la grande differenza tra Spagna e America Latina sia veramente la diaspora. Gli immigrati coreani in Spagna sono arrivati solo recentemente, mentre in America Latina siamo già alla terza generazione. Tu hai citato Han Kang: in Argentina “La Vegetariana” è stata tradotta tre anni prima che uscisse in inglese. Lo spagnolo è stata la prima lingua occidentale in cui è stato tradotto il libro, e la traduttrice, Sunme Yoon, è una coreano-argentina. In Brasile la situazione è molto simile, però per la lingua portoghese.

Lo scorso ottobre Han Kang e Mariana Enriquéz sono state scelte per pronunciare il discorso di apertura del Seoul International Writers’ Festival. Entrambe le autrici hanno una sensibilità particolare quando si tratta di esplorare i traumi e gli orrori che caratterizzano le rispettive società. Questo tipo di scrittura è un qualcosa che crea una connessione speciale tra Argentina e Corea del Sud? Quali sono le differenze e le similitudini che possiamo trovare in queste due tradizioni letterarie?

Sebbene negli ultimi anni la letteratura coreana abbia cominciato a internazionalizzarsi non credo si possano trovare molti punti in comune. La tradizione argentina è segnata da giganti come Borges, Cortázar e Puig, ed è caratterizzata da una diversità di generi che ancora non vedo in quella  coreana. La letteratura coreana del ventesimo secolo è caratterizzata principalmente dal realismo politico, in Argentina il fantastico ha sempre avuto un posto speciale. Sono due forme distinte di affrontare gli orrori e i traumi.

Recentemente ho letto un libro tradotto dal portoghese all’inglese in cui il traduttore ha scelto espressamente di non “spiegare” troppo al lettore. Nelle note di traduzione specifica che il suo desiderio era creare un “ponte” tra il lettore e il mondo dell’autore, ma allo stesso tempo voleva che il libro mantenesse la sua caratterizzazione locale, in quanto parte essenziale del libro stesso. Come approcci tu la traduzione? Tenti di tradurre nella cultura/lingua del lettore parole e concetti o preferisci lasciare qualcosa “non tradotto”? Oppure il tuo approccio cambia a seconda del progetto su cui stai lavorando?

Preferisco affrontare ogni traduzione come un progetto a sé. Prendere a priori una posizione postcoloniale di estraneità nei confronti della lingua di ricezione significa fissare un testo senza conoscerne le particolarità. Prendiamo ad esempio la parola oppa tradotto come “fratello maggiore”: se il concetto di oppa è chiave per la trama probabilmente non lo tradurrei e lascerei la caratterizzazione locale, però se è irrilevante non vedo alcun problema nel tradurlo. Quello che conta è il valore estetico dell’opera. A volte i testi si prestano maggiormente a questa operazione di localizzazione, in altri casi meno.

Nel corso di un incontro online per la Fundación La Balandra hai parlato del fatto che ti piacerebbe pubblicare più poesia, ma che è molto difficile farlo perché c’è bisogno di traduttori che abbiano una sensibilità particolare per il linguaggio poetico. Potresti dirci perché la poesia è così importante nella tradizione letteraria coreana e perché per tradurla c’è bisogno di qualcuno che abbia un talento speciale?

Prima del ventesimo secolo la poesia era il principale genere di scrittura in Corea, in seguito, con l’occidentalizzazione, la prosa ha acquistato un ruolo più centrale. Ciononostante la poesia coreana è incredibile, fa uso di una quantità di tecniche particolari, come gli ideofoni, e possiede una certa musicalità che la rendono unica. La poesia coreana degli anni ‘80 è affascinante e anche al giorno d’oggi ci sono dei grandi poeti. Il Literature Translation Institute of Korea e la sua scuola di traduzione stanno lavorando molto per far conoscere la letteratura coreana nel mondo, però ritengo che la poesia abbia bisogno di poeti per essere tradotta.

Quali libri o autori consiglieresti a chi non conosce ancora nulla della letteratura coreana e volesse cominciare ad esplorarla? E quali invece a chi ha già letto qualcosa ma volesse estendere e arricchire la propria conoscenza sia dei classici sia di voci nuove di questa letteratura?

Un buon inizio che racchiude sia il classico sia il moderno è l’autore Hwang Sok-yong (pubblicato in Italia da: Einaudi, Dalai Editore e O Barra O Edizioni n.d.T.), Kim Aeran è anche una scrittrice che mi piace molto, e il mio preferito è Park min-gyu (pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia n.d.T). L’autrice che al momento è in rapida ascesa nel panorama della letteratura coreana è Bora Chung (la raccolta di racconti Cursed Bunny, tradotta in inglese da Anton Hur, è attualmente finalista per l’International Booker Prize n.d.T).

Che cosa pensi dei Webtoons? Quale influenza hanno (se ne hanno una) sulle forme più tradizionali della produzione letteraria?

Credo che i Webtoons siano affascinanti, rappresentano la grande scoperta coreana della cultura popolare. Purtroppo la letteratura coreana continua ad essere abbastanza conservatrice e si lascia influenzare molto dalle mode internazionali. Sarebbe bellissimo se gli autori coreani si lasciassero influenzare maggiormente dai Webtoons, in questo formato si esprime un tipo di coreanità estremamente interessante.

Una delle vostre ultime pubblicazioni è “La historia de Hong Kiltong” che è un classico della letteratura coreana. Puoi raccontarci perchè avete deciso di tradurre espressamente questo libro?

Il progetto editoriale di Hwarang si divide in tre parti: letteratura antica, letteratura del periodo coloniale e letteratura contemporanea. Può darsi che pubblicare i classici non abbia una grande rilevanza a livello commerciale, però ce l’ha a livello istituzionale: questi libri andranno ad arricchire le biblioteche universitarie e futuri  ricercatori avranno a disposizione un corpus di opere completo per studiare e comprendere la cultura coreana.

Progetti futuri? 

Quest’anno pubblicheremo un autore nordcoreano, e ne siamo veramente felici. Poi stiamo lavorando anche ad una antologia di giovani autrici che si dedicano al genere gotico.

N.d.T: i libri di Hwarang saranno a breve distribuiti anche in Spagna, e quindi reperibili nel circuito editoriale europeo.

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