사진제공: 정성길 계명대 동산의료원 명예박물관장 Foto di Jung Sung-gil 출처 : 천지일보래ㅜFonte: http://www.newscj.com

Alle origini della società coreana: le trasformazioni del ruolo della donna dall’antichità al periodo Chosŏn

Nell’ambito del progetto “Narrazioni femminili. Riflessioni sulle principali protagoniste dei movimenti operai e femministi in Corea del Sud a partire dagli anni ’80”, abbiamo deciso di abbinare al programma di webinar alcuni articoli che possano in qualche modo arricchire il discorso. In questo caso vi presentiamo un excursus su quello che è stato il ruolo delle donne nella società coreana, dall’antichità al periodo Chosŏn. Per ovvi motivi di sintesi, vi forniamo quelle che sono le informazioni essenziali per un inquadramento della condizione femminile. Per un approfondimento vi rimandiamo alla lettura dei testi riportati a fine articolo.

Dai SamHan (三韓) ai Tre Regni

Nel periodo protostorico l’estremo sud della penisola era abitato dai popoli Han (韓), da cui l’attuale nome del paese in coreano Han’guk (한국, in caratteri cinesi 韓國), in giapponese Kankoku (韓国), in cinese semplificato Hánguó (韩国). Le fonti cinesi presentano questi popoli come una confederazione di tribù caratterizzate da società molto diverse dalla loro contemporanea cinese, non ancora toccate da sistemi di pensiero come il Buddhismo ed il Confucianesimo. Sorretti da un capo tribù, questi popoli adoravano gli spiriti, praticavano l’endogamia, e vivevano in abitazioni fatte con l’argilla e tetti d’erba, senza distinzione di età e genere all’interno del nucleo familiare. Da queste tribù avranno origine i regni di Paekche (il quale, però, subirà molto l’influenza di Puyŏ), Silla e Kaya (piccola realtà, presto assimilata da Silla). Nello specifico si trattava di tre stati, Mahan, Pyonhan e Chinhan.

Il Periodo dei Tre Regni:  Koguryŏ (고구려, 高句麗 37 a.C. – 668), Paekche (백제, 百濟 18 a.C. – 660 d.C.) Silla  (신라, 新羅 57 a.C. –  935) 

Koguryŏ (고구려, 高句麗 37 a.C. – 668)

Koguryŏ, invece, nasce probabilmente dalla confederazione di Puyŏ presente nel nord, in Manciuria. Con esso condivide la pratica del levirato (il diritto o l’obbligo di un uomo di sposare la vedova del proprio fratello) e l’esogamia, caratteristiche delle società patriarcali, e con gli Xiongnu e gli Xianbei la successione dinastica di tipo agnatico, dove si prediligeva la successione laterale e non patrilineare, per cui il trono passava da un fratello all’altro. Interessante è la pratica matrimoniale del sŏokche (서옥제), “il sistema della casa del genero”. Sŏok è infatti il nome di una piccola casa che veniva costruita dietro la casa patronale (taeok 대옥) dei genitori della futura moglie. Ne “La cronaca dei tre regni” Sānguó Zhì (三國志), opera cinese composta nel III secolo, leggiamo: 

[D]opo aver ottenuto il permesso dei genitori della donna, il genero può entrare nella piccola casa e trascorrervi la notte. Prima di lasciare la casa il giorno dopo, egli lascia denaro e tessuto prezioso (chŏnbaek). Dopo aver avuto figli e essere cresciuti, porta la moglie nella sua casa. (De Nicola 2018, 28)

Questo chŏnbaek (전백) sembrerebbe una forma di brideprice, o prezzo della sposa, usanza caratteristica delle società ugualitarie. Esso può essere inteso come una compensazione per il passaggio del potere produttivo e riproduttivo della donna dal proprio lignaggio di origine a quello del marito. Le fonti cinesi, inoltre, criticano l’assenza di matrimoni combinati e il fatto che uomini e donne fossero liberi di incontrarsi per cantare e fare giochi comuni.

Poco si sa sulle pratiche di Paekche, ma gli storici sono concordi nel ritenere esse simili a quello in vigore a Koguryŏ.

image.png
Un affresco rinvenuto in una tomba del periodo Koguryŏ. Qui marito e moglie sono raffigurati sullo stesso livello, motivo per cui si sarebbe ipotizza una certa parità coniugale e un rapporto tra i due sessi più rilassato rispetto alla società cinese dell’epoca. Fonte: WiKiDOK

Silla  (신라, 新羅 57 a.C. –  935)  

Il regno di Silla conquista Paekje nel 660 e Koguryŏ nel 668. Da questo momento in poi si fa riferimento a questo regno, che comprende il territorio della penisola coreana fino al trentanovesimo parallelo, come Silla Unificato (통일신라). Silla è particolarmente interessante per quanto concerne il ruolo della donna nella sua società. Mentre l’imperatrice Wu Zhao (conosciuta anche come Wu Zetian, 624 – 705), fondatrice della dinastia Zhou (周) ed unica donna nella storia della Terra di Mezzo ad ascendere al trono, rappresenta quasi un “incidente storico”, Silla annovera ben tre regnanti donna: Sŏndŏk (632 – 647), Chindŏk (647 – 654) e Chinsŏng (887 – 897), le uniche di tutta la storia della Corea.

Silla, inoltre, si distingue dagli altri regni per l’aver sviluppato un peculiare sistema di lignaggio ereditario, chiamato sistema kolp’um (골품제도) o sistema delle ossa, basato su una discendenza consanguinea, che diede forma ad una società rigidamente divisa in classi. L’endogamia era pratica comune nella classe aristocratica, come riferisce il Samguk sagi, tra i trentasei casi di affiliazione delle consorti ad un determinato clan, ventitré erano quelli che identificavano dei matrimoni di sovrani con spose dello stesso clan. Il matrilignaggio era praticato tanto quanto il patrilignaggio, su trentacinque sovrani solo diciotto si sono succeduti su linea patrilineare padre-figlio.

Per quanto riguarda le donne della classe media e del ceto basso, queste pagavano le tasse come gli uomini, fino all’età di sessant’anni, e condividevano con gli uomini la responsabilità di sostenere economicamente la famiglia, lavorando in agricoltura o assistendo i parenti maschi in altri mestieri. Anche le nobildonne godevano di una certa influenza, e la loro erudizione permise loro di rivestire persino posizioni di potere politico.

Tuttavia, con il passare del tempo e l’evolversi delle trasformazioni sociali messe in atto dalle nuove religioni e filosofie, anche le donne persero sempre più di importanza, fino ad assumere ruoli sempre più passivi, se non negativi. Un esempio è l’ultima regina di Silla, Chinsŏng, descritta come una donna dissoluta, la cui dipartita non fu sofferta da nessuno. 

I monaci buddhisti arrivano dalla Cina nel I secolo e nel 528, a seguito del martirio del monaco Ichadon, il Buddhismo viene ufficialmente introdotto a Silla. Inizialmente, tuttavia, viene utilizzato come un mezzo per la centralizzazione del potere, è nel periodo successivo che questo credo raggiungerà la massima diffusione. 

Una rappresentazione della regina Sŏndŏk per il telefilm “Sŏndŏk Yŏwang”, un grande successo del 2009. Fonte: Seoul Shinmun

Koryŏ (고려, 高麗 918 – 1392)

La successiva dinastia Koryŏ (918 – 1392) subì, verso la fine del XIII secolo, l’invasione mongola. Per esercitare il loro potere, i mongoli fecero della Corea un loro “stato genero” pumaguk, imponendo ai regnanti coreani di prendere in sposa principesse mongole. Degli otto re coreani che regnarono durante il periodo di ingerenza mongola, ben cinque ebbero spose mongole. Ciò portò alla fine della tradizionale pratica delle unioni endogamiche, che era stata praticata sin dalla fondazione del regno, dal suo stesso fondatore, re T’aejo, che utilizzò il matrimonio tra consanguinei per consolidare il suo potere. Per quanto riguarda la poligamia, questa era accettata solo per il re, mentre per i funzionari era proibita, proibizione che venne abolita dai mongoli. Successivamente il concubinaggio divenne una pratica comune e sparì solo dopo il colpo di stato organizzato da Park Chung-hee nel 1961.

Le donne di Koryŏ continuavano a godere di numerosi diritti. Il sistema di parentela, inizialmente, non distingueva tra ramo paterno e materno, così la discendenza poteva avvenire da entrambe le linee di parentela. Le figlie femmine godevano di pari opportunità con i maschi sull’eredità. Ad eccezione della famiglia reale, le cerimonie nuziali si svolgevano a casa della sposa, ed il tipo di residenza scelto per la nuova coppia era solitamente di tipo uxorilocale: lo sposo andava a vivere nella casa della sposa e qui crescevano i loro figli e, spesso anche, i nipoti. Soprattutto durante il periodo mongolo, divenne comune la pratica dello yesŏje, in base alla quale i matrimoni venivano combinati ed il futuro sposo veniva cresciuto, sin da giovanissimo, dai suoceri. Anche il rituale relativo al lutto, sebbene importato dalla Cina dei T’ang, si discostò dal pedante modello cinese, adattandosi ai valori della società coreana. Se i T’ang avevano assegnato solo 5 mesi al periodo di lutto per i nonni materni, i coreani allungarono questo periodo ad un anno.

Persisteva ancora una certa libertà di interazione tra i sessi, che procurava lo stupore dei cinesi come dimostra il commento di Xu Jing nel suo “Memorie illustrate di un’ambasceria in Corea svoltasi nel periodo di regno Xuanhe” (imperatore Hui Zong dei Song, 1100 – 1126): <uomini e donne, senza distinzione, fanno insieme il bagno nel fiume, né si vergognano di ciò> (Riotto 2018, 602).

Chosŏn (조선, 朝鮮 1392 – 1897)

La nuova dinastia Chosŏn (1392 – 1897/1910) fu instaurata grazie al talento militare del generale Yi Sŏng-gye e dall’appoggio a lui offerto dai shinjinsadaebu o neoliberati. Questi avevano abbracciato l’ideologia del Neoconfucianesimo, fondata sulle idee del filosofo cinese Zhū Xī (朱熹, 1130 – 1200), la cui moralità opponevano all’ormai dilagante corruzione che imperversava nella classe religiosa buddhista durante la seconda metà del periodo Koryŏ. Nell’ottica neoconfuciana la famiglia soprassedeva un ruolo centrale nel mantenimento dell’armonia della società, che equivaleva al mantenimento del sistema patriarcale confuciano. Due erano i presupposti principali: gli uomini dovevano dominare sulle donne, e gli anziani sui giovani. Il sistema di lignaggio divenne rigorosamente patrilineare ed il rapporto familiare centrale non era più tra marito e moglie, ma tra padre e figlio. Attraverso questo rapporto si esplicava la buona condotta sociale, alla base della quale vi era la virtù cardine del confucianesimo: la pietà filiale hyo (孝). Su questo principio era regolato anche il rapporto tra sovrano e popolo, il primo considerato il padre della nazione, ed i sudditi i suoi figli. 

Il ruolo della donna era definito dalle tre regole di condotta Samjongjido 삼종지도: la donna doveva obbedire prima al padre, una volta sposata avrebbe dovuto obbedire al marito, ed alla morte del marito avrebbe dovuto obbedire al figlio maschio. Accanto a queste regole, di grande importanza erano i sette peccati per cui un uomo poteva ottenere il divorzio, in coreano Chilgŏji’ak 칠거지악: trattar male i propri suoceri, non essere in grado di generare un erede maschio, infedeltà, gelosia, malattia, logorrea, furto. In linea generale, in caso di adulterio le donne ricevevano punizioni molto più severe rispetto agli uomini. Questi, peraltro, non potevano essere accusati di stupro se perpetuato nei confronti della moglie, il sesso era infatti ritenuto un obbligo morale di questa verso il suo sposo, o verso una schiava, in quanto ritenuta una “proprietà” privata. 

Inoltre, più alta era la classe di appartenenza della donna, più questa veniva “reclusa”, fino a non poter svolgere alcuna attività fuori dal nucleo familiare. Con la sola eccezione delle donne delle classi più basse, si impose l’uso di coprire il volto con un indumento, chang’ot (장옷). Anche l’interno della casa fu diviso in spazi per genere sessuale, con la parte più interna ad uso delle sole donne. Nella prima parte del periodo Chosŏn, i lignaggi di discendenza matrilineare erano ancora importanti tanto quanto quelli patrilineari. Le cose cambiarono con la promulgazione del codice Kyŏngguk Taejŏn nel 1485, con il quale venne stabilito che solo il primogenito maschio, o i suoi diretti discendenti, potessero eseguire i riti ancestrali. Si cercò di sostituire la tradizionale usanza matrimoniale della residenza uxorilocale con il sistema cinese di residenza virilocale, chinyŏng. Inizialmente la società si mostrò riluttante, e preferì adottare un sistema misto: ai novelli sposi venne chiesto di vivere con la famiglia della donna solo per due o tre giorni. Il sistema chinyŏng si affermò definitivamente solo verso la fine del periodo Chosŏn.

Rappresentazione del chang’ot in un dettaglio di un dipinto di Sin Yun-bok (신윤복/申潤福, 1758 ~ 1814). Fonte: Wikipedia

Dai dati che forniscono le fonti storiche è possibile, quindi, ricavare un quadro della Corea antica in cui vigeva una maggiore egualità di genere rispetto ad epoche successive. È soprattutto in epoca Chosŏn, attraverso il Confucianesimo, che la percezione degli uomini come individui superiori alle donne, in coreano namjonyŏbi (남존여비), diventa la norma. La forma mentis di stampo confuciano esercita ancor oggi una grande influenza sul modo di pensare dei coreani per cui è necessario conoscere il ruolo della donna all’interno della società di Chosŏn per comprendere quello che è il suo ruolo nella società contemporanea e le lotte che ha dovuto affrontare per rivendicare i suoi diritti. 

Testi di Riferimento:

  • De Nicola, Giuseppina (2018). Sistema familiare e società in Corea. Dall’antichità ad oggi. Milano: FrancoAngeli.
  • Jo, Hye-ran (2019). A cura di Jung Im Suk. Donne di Chosŏn, The Ladies From the Past. Da Ch’unhyang a Hyang Rang. Milano – Udine: Mimesis Edizioni.
  • Riotto, Maurizio (2018). Storia della Corea. Dalle origini ai giorni nostri. Firenze – Milano: Giunti Editore/Bompiani.

Iscriviti alla newsletter