Arriva la tigre, cantano i Leenalchi in una vorticosa ripetizione che sembra quasi una nefasta invocazione della temibile fiera, così maestosa che i suoi passi fanno tremare persino le montagne.

Per un approfondimento sui Leenalchi vi rimandiamo a questo articolo

Arriva la tigre, vi ripeto io, perché oggi è Seollal, il capodanno coreano, e stiamo accogliendo l’anno della tigre nera, in coreano iminnyeon 임인년. In hanja, cioè i caratteri cinesi, si scrive 壬寅年, dove il primo carattere indica il nero, il secondo la tigre ed il terzo l’anno.

Questo felino ha un legame antichissimo con la penisola coreana ed il suo popolo. I coreani ritengono che la loro nazione abbia la forma di una tigre ruggente, cosa che i giapponesi non potevano assolutamente accettare durante l’occupazione nipponica dell’allora regno di Chosŏn. La tigre è per l’Asia ciò che il leone è per l’Africa, la regina della natura, simbolo di forza e ferocia. Cosi gli invasori giapponesi decisero che la terra che dovevano soggiogare non poteva avere la forma di un animale così maestoso e fiero, per cui la paragonarono ad un coniglio.

In realtà per secoli le tigri siberiane hanno popolato le montagne coreane e la loro discesa dalle montagne rappresentava un enorme pericolo per la popolazione umana. È così che i racconti, le leggende, i miti che appartengono alla tradizione coreana sono pieni di tigri. Il primo da menzionare è senza ombra di dubbio il mito di fondazione della nazione, il mito di Tan’gun 단군, che secondo la tradizione avrebbe fondato il primo regno coreano nel 2333 a.C. Tan’gun nasce dall’unione di Hwanung, figlio del Signore del Cielo, e di un’orsa divenuta donna (per il mito completo vi consigliamo di leggere questo articolo). La metamorfosi dell’orsa è potuta avvenire grazie all’aiuto di Hwanung, ma insieme ad un’orsa vi era anche una tigre a chiedere all’essere celeste di poter diventare umana. Tuttavia, lo spirito indomito del felino le impedisce di portare a termine la metamorfosi, per la quale sarebbe dovuta restare 100 giorni nell’oscurità di una caverna. La presenza di un’orsa ed una tigre in questo mito ha portato diversi studiosi ad ipotizzare che dietro questa storia vi sia invece l’incontro tra una popolazione esterna, che ha portato una cultura superiore, simboleggiata da Hwanung ed i suoi seguaci celesti (nel mito è riportato che questi portano la civiltà tramite tecnologie più sviluppate, come l’agricoltura, e sapienza, come nozioni di medicina) e popolazioni locali che adoravano animali totemici.

La sopracitata canzone dei Leenalchi descrive, invece,  una scena tratta da una delle cinque storie di p’ansori che sono state tramandate fino ai giorni nostri, Sugunga 수궁가.  Il p’ansori è una forma di teatro cantato tradizionale tipicamente coreana, il cui canto è caratterizzato da tecniche che non hanno paragone con altre tradizioni, e che si pensa abbia avuto origine dagli antichi canti sciamanici. Nella scena descritta dalla canzone la tartaruga, che sta cercando il coniglio da donare al re drago, in quanto il consumo del fegato del roditore potrebbe guarire quest’ultimo da una malattia che lo affligge. Ma per un errore di pronuncia, invece di chiamare il coniglio “Signor To” dice “Signor Ho”, dove Ho è la pronuncia in sino-coreano dell’ideogramma della tigre. L’errore ha l’effetto di evocare la tigre che vive sulla montagna, tant’è che la canzone ripete costantemente “la tigre sta arrivando” (letteralmente “scende e viene”), la voce greve del cantante (qui una interpretazione tradizionale: link) vuole rendere la potenza drammatica che la discesa di questo animale maestoso e terribile evoca sulla tartaruga e gli altri animali che quest’ultimo aveva riunito con l’intento di trovare il coniglio.

Quando il buddhismo è penetrato nella penisola coreana ha assorbito diversi aspetti delle credenze e culti autoctoni, lo sciamanismo praticato ancor oggi in Corea è infatti erede di quell’animismo che aveva contraddistinto i primissimi popoli che hanno abitato il Paese del Calmo Mattino. E’ così che i dipinti di Sanshin 산신, le divinità della montagna, hanno iniziato a comparire nei templi buddhisti. In queste opere la divinità è presentata in forma duale, da una parte la sua manifestazione in sembianze umane, e dall’altra la tigre. 

Tempio Bodeoksa, fonte: https://www.korea.net/

Per quanto terribile, la tigre nei racconti e nelle rappresentazioni artistiche viene spesse volte anche burlata e presa in giro, complice la propensione alla satira e all’ironia dei coreani.

Una delle prime fiabe coreane che ho letto è quella della tigre e del gotgam 곶감, i dolcissimi cachi essiccati tipici dell’Asia orientale. La storia racconta di una tigre che scesa, una notte, presso un villaggio sente il pianto di un bambino. Sua madre cerca di farlo smettere mettendolo in guardia: con questo pianto attirerai le tigri! Ma il bambino continua, così la madre usa un’altra strategia: ecco, un gotgam! Il bambino cessa istantaneamente di piangere e la tigre, che stava origliando, resta stupita: cos’è mai questo gotgam? Dev’essere un mostro terribile per fare più paura di una tigre! Il terrore attanaglia il felino che si rifugia nella stalla. Qui entra un ladro di buoi che nell’oscurità prende la tigre per un bovino e le salta in groppa per portarla via. Nell’impatto con il ladro, nell’oscurità della notte, la tigre si convince di essere stata catturata dal misterioso e terribile gotgam e scappa via con l’ignaro farabutto sulle sue spalle. Quando il ladro si rende conto che si trova su una tigre si lancia verso un albero, mentre la bestia continua la sua fuga terrorizzata. Ed è così che un delizioso caco secco è stato in grado di salvare una famiglia da una tigre ed un ladro.

Qui un carinissimo video per bambini che racconta la storia in coreano, che consigliamo a chi studia questa lingua.

Sempre a proposito delle fiabe, sapevate che un equivalente del nostro “C’era una volta…” in coreano è 호랑이 담배 피우던 시절, cioè “Al tempo in cui le tigri erano solite fumare”?

Fonte: https://www.reddit.com/

Numerosissime sono le rappresentazioni della tigre nei minhwa 민화, i dipinti folcloristici coreani. Lo stile minhwa viene sviluppato in epoca Chosŏn (1392-1897), diventando particolarmente popolare tra il XIX e XX secolo. Inizialmente sono gli artisti di corte a creare questi dipinti per decorare i palazzi reali, successivamente anonimi pittori della borghesia e delle classi più basse iniziano a dedicarsi a questo tipo di pittura per decorare anche le case del popolo. Molto diffuso è il tema della tigre e la gazza ladra, in sino coreano hojakdo 호작도 (虎鵲圖) o jakhodo 작호도 (鵲虎圖), sebbene durante l’epoca Chosŏn si usava il termine maenghodo 맹호도 (猛虎圖).

Fonte: https://www.cha.go.kr/

La tigre, come già evidenziato, è il re degli animali in Asia, simbolo di forza e ferocia, temuta dai coreani, eppure rappresentata spesso con espressioni umoristiche. Forse un modo per esorcizzarne la paura. La sua rappresentazione allontanerebbe la mala sorte, e rappresentata insieme alla gazza ladra, simbolo di buon auspicio, porterebbe fortuna. Ancora oggi i coreani credono che sentire il canto di una gazza ladra sia un buon segno. Per la sua funzione apotropaica, questi dipinti venivano esposti all’inizio del nuovo anno, quindi nel periodo di Seollal, per proteggere la casa dagli spiriti malvagi.

Fonte: https://www.korea.net/

 Un’altra interpretazione è che la tigre rappresentasse una parodia dello Stato da parte delle classi più basse: le tigri sono animali spaventosi e pericolosi, ma nelle hojakdo sono rappresentate come buffe e ridicole. Quindi, se da una parte la tigre rappresenta il governo, dall’altra la saggia gazza ladra è invece il popolo.

Oltre che nei minhwa, questo motivo diventa molto popolare anche sulle porcellane coreane, come quella ritratta nella seguente foto che presenta una bellissima rappresentazione di hojakdo in blu cobalto.

Fonte: https://gonjiduk.tistory.com/m/274

Delle tigri sono state usate anche come mascotte per due olimpiadi, quelle del 1988 e per i più recenti giochi invernali del 2018.  Il nome della tigre siberiana scelta per i giochi dell’Ottantotto è Hodori, dove ho indica la tigre e dori è un termine comune per indicare che un nome è maschile, mentre la tigre bianca dei giochi di Pyeongchang è Soohorang, dove sooho indica protezione e rang la tigre, Soohorang rappresenta quindi una protezione per gli atleti ed esprime il desiderio collettivo che le olimpiadi andassero a buon fine. La tigre bianca è infatti considerata un animale sacro, dalla grande saggezza.

Fonte: https://korelimited.com/

Tornando al nuovo anno, ovviamente la tigre fa parte anche del racconto che ha dato origine a quelli che potremmo definire i segni zodiacali cinesi, e che sono utilizzati in gran parte delle nazioni che hanno subito l’influenza culturale cinese (in coreano questi si chiamano tti 띠). Io, ad esempio, sono nata nell’anno del coniglio quindi il mio segno sarà il  t’okkitti 토끼띠, dove t’okki 토끼 vuol dire, per l’appunto, coniglio. Come i nostri segni zodiacali, anche questi portano con sé determinate caratteristiche della personalità e del carattere che differiscono da segno a segno. Le tigri, horang’itti 호랑이띠 o pŏmtti 범띠, ad esempio, sono persone coraggiose e dal forte senso dell’onore e desiderio di avventura.

Ma qual è la storia che si cela dietro questi animali?

Secondo la leggenda il Buddha, conscio della sua imminente dipartita da questa terra, chiamò a raccolta tutti gli animali, ma solo 12 di questi si recarono a rivolgergli il loro commiato. Ci si sarebbe aspettato che la tigre, agile e possente felino, arrivasse prima, ma fu battuta dal piccolo topo ed il pesante bue. Quest’ultimo, infatti, grande lavoratore e protagonista della vita agreste, conscio di non essere abbastanza veloce anticipò la sua partenza, ma il furbo topo se ne approfittò e gli salì in groppa. Fu quindi la furbizia a far vincere il topo, che agilmente saltò da dosso al bue per salutare il Buddha per primo. Questo lo rese, quindi, il primo segno dello zodiaco, mentre il diligente e zelante bue dovette accontentarsi del secondo posto e la tigre del terzo.

E cosa vuol dire, allora, che questo è l’anno della tigre nera?

Il  calendario coreano segue un ciclo sessagesimale, così per i coreani il 2022 è il trentanovesimo anno del corrente ciclo, e corrisponde all’anno della tigre nera 임인년, in hanja壬寅年, dove il primo ideogramma è associato ad uno dei 10 tronchi celesti, il significato originale dei quali sembra oggi essere andato perduto. Questi, combinati con i 12 animali divini, vanno a formare le 60 diverse combinazioni del ciclo sessagesimale. L’anno della tigre nera in puro coreano si dice komŭn horang’i-e he 검은 호랑이의 해, che letteralmente vuol dire “l’anno della tigre nera”.

Se vi trovate in Corea, per celebrare l’anno della tigre il Museo Folkloristico Nazionale di Corea (국립민속박물관) terrà fino al primo marzo una mostra dal titolo Land of Tigers (호랑이 나라), volta ad esplorare il significato simbolico e culturale della tigre per il popolo coreano.La tigre è ormai arrivata, che possa portare con lei la normalità che tanto ci manca e che non sia soltanto un caso che uno dei modi per dire “tigre” in coreano, pŏm 범,  faccia rima con pyŏngpŏm 평범 “normalità’, essere ordinario”. E come dicono in Corea: sehe pok mani padŭseyo 새해 복 많이 받으세요~ “Che possiate ricevere tanta fortuna questo nuovo anno!”

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