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“Aloners”: un film sulla solitudine e la paura dei legami

Di recente MUBI, la piattaforma online dedicata al cinema d’autore, ha aggiunto al suo catalogo di film in streaming “Aloners”, il primo lungometraggio di Hong Sung-eun, passato lo scorso anno anche al 39° Torino Film Festival.

Hong Sung-eun si aggiunge a un gruppo di registe trentenni che in questi ultimi anni hanno destato l’attenzione della critica e che rimarcano il positivo fermento del cinema coreano, in particolare delle sue voci femminili. Registe come Yoon Dan-bi (Moving on), Jeon Go-woon (Microhabitat), Kim Bo-ra (House of the Hummingbird), Yoon Ga-eun (The world of us) e Yi Ok-seop (Maggie) si sono fatte notare per le loro qualità cinematografiche e la loro capacità di raccontare la società coreana contemporanea con sensibilità e sincerità.

aloners locandina

Hong Sung-eun fa lo stesso con un film sulla solitudine autoimposta, la paura dei legami e il timore di soffrire per l’abbandono di chi ci è caro.

Protagonista è Yu Jina, giovane donna che lavora nel call center di un’azienda di carte di credito. Ha perso la madre da poco ed è rimasto nella sua vita solo il padre, che prima di riavvicinarsi alla madre le aveva abbandonate entrambe. Yu Jina parla tutto il giorno, rispondendo con distacco professionale a tutte le richieste dei clienti, ma non comunica con nessuno. Tutto nella sua vita scorre identico, giorno dopo giorno, e così scorre il film che con la sua lentezza riprende la monotonia voluta da Jina per le sue giornate. Una monotonia scandita dagli schermi che guarda: quello del televisore che resta sempre acceso, anche quando non è in casa; quello del telefonino che la accompagna i tutti i suoi spostamenti e con il quale, grazie a una webcam, controlla da lontano ciò che fa il padre nella sua casa; quello del computer che osserva al lavoro mentre risponde alle telefonate dei clienti.

Due eventi si intromettono nella sua routine quotidiana costringendola ad affrontare la sua paura per le relazioni e creando profonde crepe nell’apparente quiete della sua vita: l’arrivo di Sujin, una giovane collega alla quale deve insegnare il lavoro, e la morte del suo vicino di casa.

Sujin è l’antitesi di Jina. Mentre lei risponde a tutti i clienti in modo imperturbabile, indifferente rispetto a ciò che le viene chiesto, alla maleducazione o alle stranezze di alcuni clienti, la giovane Sujin non riesce a non farsi coinvolgere da ciò che le viene detto. Nel momento in cui risponde alla telefonata, per lei si crea un legame con la persona dall’altra parte. Allo stesso modo Sujin cerca da subito di creare una relazione con la sua seonbae, regalandole uno spray al propoli per la gola o cercando di andare a pranzo con lei. Per Jina, ovviamente, queste sono incomprensibili intromissioni e reagisce infastidita. In realtà il comportamento di Sujin crea una prima lieve crepa nel mondo fatto di distacco che Jina ha costruito per sé.

Quando poi il suo vicino di casa muore nell’indifferenza generale e un nuovo inquilino prende il suo posto nell’appartamento, accade qualcosa che la spiazza completamente. Il nuovo inquilino, infatti, venuto a conoscenza di ciò che è accaduto nell’appartamento decide di fare una celebrazione commemorativa in memoria del precedente affittuario. Il gesto è per Jina espressione di un’empatia che lei ha deciso di tenere fuori dalla propria esistenza ed è la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, mettendo  definitivamente in crisi la corazza di indifferenza che credeva le avrebbe impedito di soffrire.

aloners yu jina

“Aloners” è quindi un riuscito mix di distanza e vicinanza. Hong riesce a tenerci a distanza dalla sua protagonista grazie alla ripetitività delle tante scene che mostrano la ripetitività che la stessa Jina ha scelto per la sua vita. Al tempo stesso però Hong tiene Jina vicina a sé (e quindi a noi) attraverso la sua regia, stando con la sua camera a fianco, o più spesso di fronte a Jina, accorciando qualsiasi distanza e aiutando noi spettatori nella comprensione di un personaggio che inizialmente ci appare lontano e privo di sentimenti.

Con “Aloners” Hong Song-eun ci mostra anche come sia possibile cambiare la propria vita, tornando a relazionarsi col mondo, grazie a piccoli gesti come salutare qualcuno che si è conosciuto per breve tempo perché non lo si vedrà più (quando Sujin decide di lasciare l’azienda); commemorare una persona con la quale si sono condivise nient’altro che poche parole e lo stabile in cui si vive; o premere il tasto di un telecomando per spegnere un televisore.

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