Lettura di poesie duante "Una giornata coreana"

Sotto l’occupazione giapponese della penisola coreana (1910 – 1945) quello che era stato precedentemente considerato come un Paese eremita è costretto ad aprire le sue frontiere. Se in passato era stato l’Impero Celeste a esercitare un monopolio sulle influenze culturali, dal pensiero filosofico alla letteratura, nella Corea di epoca Chosŏn (1392 – 1910) arrivano la conoscenza e il sapere Occidentale, inizialmente attraverso traduzioni in giapponese. Alcuni poeti dell’epoca studiano alacremente la letteratura europea, scoprono il verso libero e provano ad applicarlo alla produzione poetica nella propria lingua. La prima poesia in versi liberi è all’unanimità considerata “Dal mare ai giovani” di Ch’oe Namsŏn, pubblicata nel novembre 1908 sulla rivista “I ragazzi” (Sonyŏn). Questo evento è da molti studiosi considerato come la fine della poesia tradizionale, sviluppata sulla tradizione e i modelli poetici cinesi, e l’inizio della letteratura moderna coreana.

Quelle che seguono sono alcune poesie di epoca coloniale che rispecchiano la sofferenza di animi ingabbiati nella degradante realtà di una nazione occupata dallo straniero; uno straniero che sta cercando di cancellare la cultura del popolo che ha assoggettato, per trasformarlo in un fedele servitore dell’Imperatore nipponico. A queste poesie di un’epoca oscura seguono le voci femminili che hanno vissuto in un’epoca altrettanto tetra, un’epoca di colonialismo interno perpetrato dal governo dittatoriale di stampo militare che governa la Corea del Sud fino alla fine degli anni Ottanta. La sofferenza del popolo sfruttato si rispecchia in quelle che sono le sofferenze delle donne nel sistema patriarcale che le ingabbia e le immola all’altare della famiglia in nome del bene collettivo.

Alcune delle studentesse de L’Orientale, autrici delle qui presenti traduzioni, in abiti tradizionali coreani durante “Una giornata coreana” (Napoli)

Queste poesie sono state scelte e tradotte dalle studentesse del corso magistrale di Letteratura coreana dell’anno accademico 2022/2023 e sono state successivamente recitate in occasione di “Una giornata coreana”, evento dedicato alla cultura e alla cucina coreana che ha avuto luogo, prima a Napoli e poi Avellino, nel giugno 2023. L’evento è stato realizzato in collaborazione con Korea Women’s Cultural Life Association, Women News, Associazione culturale Il Giardino Segreto International House, L’Orientale di Napoli e ovviamente Kimchi & Basilico.

Le prime due poesie che qui presentiamo sono di uno dei poeti più amati dai coreani: Yun Dong-ju. Considerato poeta della resistenza, i suoi versi sono caratterizzati dalla cosiddetta “estetica della vergogna”. Sotto l’occupazione straniera risulta impossibile per l’individuo oggetto di colonizzazione vivere una vita piena, libera, e poter raggiungere la realizzazione del sé. Questa consapevolezza si esplica in un senso di vergogna che permea i versi dello scrittore, morto in giovanissima età nelle carceri giapponesi, e si manifesta in una sorta di repulsione, ma allo stesso tempo pena, verso il suo essere, che rappresenta in maniera miserevole. Al contempo, la grande sensibilità del poeta sembra essere capace di connetterlo con tutto il creato. Nelle sue parole è palpabile il senso di tormento verso la violenza che gli esseri umani sono in grado di esercitare sui loro simili, e il suo grande senso di empatia e amore verso “tutto ciò che va incontro alla morte” (da “Prologo”, in Vento Blu, 2020, tradotto da Eleonora Manzi).

Yun Dong-ju - Wikipedia

Neve – Yun Dong-ju (1936)

Traduzione dal coreano di Ilaria Rechichi

La scorsa notte

la neve cadde abbondantemente.

Sui tetti,

sui sentieri, sulle fattorie.

Forse è una coperta

che ci protegge dal freddo.

Ecco perché

cade solo nel freddo inverno.

– 윤동주

지난 밤에
눈이 소오복이 왔네

지붕이랑
길이랑 밭이랑
추워한다고
덮어 주는 이불인가 봐

그러기에
추운 겨울에만 나리지

Nessun domani – Yun Dongju

Traduzione dal coreano di Annaluna Di Lieto

– Domanda di un giovane cuore

Loro continuavano a parlare di un domani

Io gli chiesi di cosa si trattasse

E mi dissero “Quando il sole tramonterà,

Arriverà il domani”

Andai alla ricerca di un nuovo giorno

E quando mi svegliai e mi guardai intorno

Non vidi nessun domani

Era solo oggi

Compagni! Amici!

Non c’è alcun domani

내일은 없다 – 윤동주

– 어린 마음이 물은

내일 내일 하기에

물었더니

밤을 자고 동틀 때

내일이라고

새날을 찾던 나는 잠을 자고 돌아보니

그때는 내일이 아니라

오늘이더라

무리여! 동무여!

내일은 없나니

Lasciamo ora Yun Tong-ju per presentare Sŏ Chŏngju, conosciuto anche con il nome di Midang. Considerato tra i migliori poeti coreani del XX secolo, ha ricevuto cinque nomine per il premio Nobel per la letteratura. “Accanto al crisantemo” è una delle sue poesie più famose, che tutti i coreani conoscono a memoria. In essa è palpabile un forte senso di interdipendenza tra uomo e natura, probabilmente influenza del credo religioso del poeta, il Buddhismo. Ma chi conosce la letteratura, e in particolare la poesia coreana, sa quando la natura occupi un ruolo centrale nella storia della poesia di questa nazione sin dalle sue origini.

Accanto al crisantemo – Sŏ Chŏngju

Traduzione dal coreano di Maria Grazia Saccone

Per far sbocciare un crisantemo

un gufo deve aver pianto

per tutta la primavera.

Per far sbocciare un crisantemo

un tuono deve aver riecheggiato

dalle oscure nuvole.

Un fiore, assomiglia a mia sorella

che col petto stretto da malinconia e rimorso

fa ritorno dalla via lontana della sua giovinezza

per guardarsi allo specchio.

Per fare aprire i tuoi gialli petali

la scorsa notte la neve ha fioccato così tanto

che io non sono riuscito a dormire.

국화옆에서서정주

한 송이의 국화꽃을 피우기 위해

봄부터 소쩍새는

그렇게 울었나 보다.

한 송이의 국화꽃을 피우기 위해

 천둥은 먹구름 속에서

또 그렇게 울었나 보다.

그립고 아쉬움에 가슴 조이던

머언 먼 젊음의 뒤안길에서

인제는돌아와 거울앞에선

내 누님같이 생긴 꽃이여.

노오란 네 꽃잎이 피려고

 간밤엔 무서리가 저리 내리고

내게는 잠도 오지 않았나 보다.

Lasciamo l’epoca coloniale per dare voce ad alcune poetesse, cresciute sotto la dittatura militare, che hanno interiorizzato la violenza subita nella loro vita su diversi livelli: a livello sociale da parte del governo; a livello intimo, all’interno delle loro case, per mano del sistema patriarcale. Il senso di alienazione che provano è palpabile nei loro versi e si manifesta attraverso un linguaggio corporale. Il corpo diventa centrale nei loro componimenti ed è presentato come al contempo magnifico e terribile, fonte di vita e morte: un corpo che si esplora nel tentativo di rifar proprio.

Yi Yŏnju, fonte: 독서신

Un episodio di parto – Yi Yŏnju

Traduzione dal coreano di Roberta Mungiguerra

La testa del bambino è uscita per metà

La madre nel mezzo del travaglio

improvvisamente si è sollevata

e inizia a fare baccano

Non ha due teste, vero? Non ha tre braccia, vero? Occhi, naso, bocca,

É tutto a posto, vero?

Il pianto del bambino squarcia l’aria

Il dottore annuncia l’orario

Sconvolta, la madre implora:

Se è strano uccidetelo

Pung Pung Pung Pung

Il frastuono del condizionatore riempie la stanza

출산 에피소드이연주

애 머리가 전발쯤 나오고 있습니다

분만중인 산모가

몸을 벌떡 일으키며 지나치다 싶게 갑자기

흐들갑을 떱니다

머리가 둘은 아니죠? 팔은 셋은 아니죠? 눈, 코, 입,

제대로 다 있는 거죠?

아기 울음소리가 공기를 찢습니다

의사가 시간을 알립니다

속이 허해진 산모, 기어들어가는 목소리로

애가 이상하면 죽이세요

에어콘이 붕붕붕붕 탁음을 내며 돌고 있습니다

‘2019 그리핀시문학상’을 수상한 김혜순 시인이 25일 서울 중구 달개비 컨퍼런스하우스에서 열린 기자간담회에서 취재진의 질문에 답하고 있다. 연합뉴스
Kim Hye Soon, fonte: 연합뉴스

Canzone del guscio – Kim Hyesoon

Traduzione di Bianca Del Giudice

Le labbra aperte trovano il capezzolo,

Dal mio corpo fuoriesce acqua dolce

Anche se hanno mangiato da poco, di nuovo, succhiano.

Per la prima volta

Nella mia bocca si secca la saliva,

Nei miei occhi scompaiono le lacrime,

E mi si prosciugano i vasi sanguigni.

Il sangue, che prima scorreva, ora scompare,

E si secca l’acqua del fiume Nakdong,

e, con un solo urlo,

il fiume scoppia.

Tutto il corpo è inzuppato.

Anche mentre vomitate ciò che avete mangiato

Le vostre labbra aperte

Finiranno per mordere i capezzoli.

Finalmente il mio corpo è vuoto.

Al punto che sono rimaste solo pelli e ossa rinsecchite

L’arcobaleno si è diviso

Al punto che la Via Lattea è distrutta

Non riesco più a pensare,

Al punto che anche il mio spirito si inaridisce e muore.

껍질의 노래 – 김혜순

열려진 입술은 젖을 찾아낸다

그리곤

몸 속에서 단물을 빼내간다

금방 먹고도

또 빨아먹으려고 한다

제일 처음 내 입안에서 침이 마른다 두 눈에서 눈물이 사라지고

혈관이 말라 붙는다

흐르던 피가 사라지고

낙동강 물이 마르고 강바닥이

외마디 비명을 지르며 터진다

전신이 흠뻑 빨려 나간다

먹은 것을 토하면서도

열려진 너희들의 입술은

젖꼭지를 물고야 만다

마침내 온몸이

텅 비어

마른 뼈와 가죽이 남을 때까지

천궁이 갈라지고

은하수 길이 부숴져 내릴 때까지

아무런 생각도 떠오르지 않고

영혼마저 말라 죽을 때까지

Ch’oe Sŭngja, fonte 독서신

A proposito delle donne – Ch’oe Sŭngja

Traduzione dal coreano di Federica Della Penna

Ciascuna donna ha nel suo corpo un sepolcro.

È un porto eternamente precluso alla vista

un luogo ove morte e nascita trasudano

da cui ogni essere umano lotta per fuggire

Così come le grotte di Altamira, le rovine di un imponente tempio

come un mare rigido e morto, le donne giacciono.

È il nido degli uccelli.

Una tempesta di sabbia imperversa nelle donne,

il primissimo uovo si schiude, ne emerge il guscio della vita

e i resti della morte si accumulano, come cartucce svuotate dei proiettili.

È essenziale che le rovine, il mare irrigidito, vengano attraversati

affinché le cose possano nascere e morire, ancora e ancora

여성에 관하여 – 최승자

여자들은 저마다의 몸 속에 하나씩의 무덤을 갖고 있다.

죽음과 탄생이 땀 흘리는 곳,

어디로인지 떠나기 위하여 모든 인간들이 몸부림치는

영원히 눈먼 항구.

알타미라 동굴처럼 거대한 사원의 폐허처럼

굳어진 죽은 바다처럼 여자들은 누워 있다.

새들의 고향은 거기.

모래바람 부는 여자들의 내부엔

새들의 최초의 알을 까고 나온 탄생의 껍질과

죽음의 잔해가 탄피처럼 가득 쌓여 있다.

모든 것들이 태어나고 또 죽기 위해선

그 폐허의 사원과 굳어진 죽은 바다를 거쳐야만 한다.

Lettura di poesie coreane durante “Una giornata coreana” (Avellino)

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