Esercizi di stile: come scrivere la trama di un drama che non sembri presa da wikipedia

The Silent Sea

In un futuro distopico, ma manco troppo, dilaniato da siccità cronica e progressiva desertificazione della Terra, la ricchezza è determinata dall’accesso all’acqua, razionata e concessa a pochi privilegiati.

No. Non è Mad Max e non ci sono bande di invasati, al loro posto invece ci sono una missione sulla Luna e un gruppo eterogeneo di astronauti e scienziati chiamati a recuperare dei campioni di, be’ qualcosa di cui si scoprirà la vera natura solo a metà della serie. La stazione lunare di Balhae è una struttura chiusa da cinque anni, ufficialmente a causa di un incidente nucleare che ha determinato la morte di tutto lo staff e la fine del progetto sviluppato all’interno. Disastro nucleare o meno, è impossibile smettere di chiedersi perché, perché costruire una base sull’orlo di un precipizio di cui non si vede la fine quando hai a disposizione tutta la superficie della Luna? Ma è un po’ come quando si è in treno e devi mettere il bagaglio nella cappelliera e inevitabilmente il bagaglio non c’entra o scivola o rimane incastrato quando lo devi prendere per scendere e l’unico pensiero che rimane è “sono sicura che l’ingegnere che ha progettato questo treno non ne ha mai preso uno”. E così io immagino che l’architetto visionario della Stazione di Balhae non ci abbia mai vissuto.

Con queste premesse non è un azzardo affermare che sia più probabile vedere fuori posto i capelli di Gong Yoo, che interpreta il capitano della spedizione, che veder tornare vivo qualcuno dalla missione.

Le già scarse speranze iniziali vacillano al momento dell’atterraggio sulla Luna, paragonabile solo a quelli di RyanAir ma senza applauso finale e sospiro di sollievo. Il primo morto infatti arriva da lì a poco, prima ancora di mettere piede all’interno della Stazione di Balhae. Una coincidenza è una coincidenza, due sono un indizio, tre sono una prova. Ai protagonisti di The Silent Sea servono un bel po’ di coincidenze prima di capire di essere nei guai.

Una volta approdati i membri della spedizione passano il tempo a schivare morti o a rischiare di diventare l’ennesimo cadavere sulla Luna. Trovano i campioni misteriosi ma senza capirne bene la natura, almeno fino a quando non si palesa l’unico superstite di Balhae, un essere misterioso di nome Luna. E qui con una spruzzata di nostalgia il pensiero va subito ad Alien per poi però trasformarsi in una constatazione, ovvero che The Silent Sea conferma l’abilità dei coreani di compiere (auto)critiche di carattere sociale attraverso prodotti culturali di massa. 

La narrazione prosegue quindi tra flashback di un passato più o meno recente tramite cui si scoprono segreti e desideri dei vari personaggi. L’astrobiologa Song Ji An, interpretata da Bae Doona, è la sorella della dottoressa a capo del progetto lunare, mentre un paio di compagni, tra cui Ryu Tae-Saek (Lee Joon) fanno il doppio gioco per un gruppo antigovernativo. Tutti gli altri invece sono proprio quello che sembrano e non ne sapremo mai qualcosa di più.

Dopo morti e colpi di scena, rivelazioni e questioni etiche, The Silent Sea si risolve in modo abbastanza prevedibile ma non per questo deludente grazie a un paio di certezze: Gong Yoo è destinato a copioni che si concludono con un sacrificio eroico; le donne sono più longeve degli uomini.

Photo: telefilmcentral.org

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