La nascita della cinematografia in Corea: dai kino-drama ai primissimi film

In vista dell’incontro del 12 maggio: “Squardi coreani: Identità ed autorappresentazione nel cinema sudcoreano contemporaneo”, che abbiamo organizzato insieme a Gianpiero Mendini, videomaker di professione e fondatore di Cineddoche – profilo Instagram dedicato al cinema e in particolare a quello asiatico – abbiamo deciso di pubblicare una serie di articoli con l’intento di ampliare il discorso e fornire ulteriori informazioni sulle tematiche che tratteremo nel webinar. Se qui, infatti, ci focalizzeremo sul cinema contemporaneo, con questi articoli andremo a ritroso nel tempo, partendo dalle origini della cinematografia coreana.

La nascita della cinematografia in Corea è strettamente legata all’influenza occidentale, in quanto è dall’Occidente che questa tecnologia è arrivata. Tradizionalmente, gli spettacoli per il popolo si svolgevano all’aperto (ne avevamo già parlato per quanto riguarda gli spettacoli dei Namsadang), in strada. Il primo teatro permanente per rappresentazioni teatrali, Hyŏbryul-sa (협률사), fu inaugurato soltanto nel 1902. Nel 1903 il magazzino macchinari dell’azienda elettronica Hangsung fu luogo della prima proiezione di un film in Corea (all’epoca ancora unita sotto il regno Chosŏn), secondo quanto riportato al tempo dal quotidiano Hwangsung Shinmun:

Pellicole cinematografiche di fantastici paesaggi urbani in Corea ed Europa saranno ora proiettati presso il magazzino macchine dell’azienda elettronica di Dongdaemun. Orari: 8:00~10:00 p.m., con l’eccezione del sabato ed i giorni di pioggia. Pezzo: 10 jun.

L’azienda elettronica di Dongdaemun era un altro nome con cui era conosciuta l’azienda Hangsung, fondata da due americani, Henry Collbran e Harry Bostwick, sotto la direzione dell’imperatore Kojong (1852 – 1919). Tuttavia, è molto probabile che altre proiezioni siano avvenute ben prima di questa data. A partire dal 1894 il numero di giapponesi residenti in Corea aumentò sempre più ed il loro interesse per le tecnologie occidentali fanno presumere che pellicole cinematografiche siano state introdotte nella terra del Calmo Mattino prima del 1903. Un editoriale sempre del Hwangsung Shinmun, edizione del 14 settembre 1901, riporta dell’avvenuta proiezione di una pellicola che mostrava soldati in marcia, probabilmente girata durante la Ribellione dei Boxer, una sollevazione popolare avvenuta in Cina contro l’ingerenza e le mire coloniali straniere. L’autore, commentando tale tecnologia, si chiedeva con invidia quando i coreani sarebbero riusciti a riprodurre tali stupefacenti immagini. Esistono, inoltre, fonti che riportano di altre proiezioni pubbliche avvenute tra il 1897 e 1898: trattasi di actualités (film dalla durata di una decina di minuti, che vedono l’utilizzo di trame e tecniche molto semplici) di produzione francese.

La rigida morale confuciana portava ad una forte diffidenza verso tutto ciò che veniva dal mondo occidentale, ma l’apertura della nazione era qualcosa alla quale non era più possibile sottrarsi, considerando la forte pressione da parte del Giappone che presto avrebbe reso la penisola coreana una sua colonia. Le pellicole importate dai giapponesi iniziarono ad avere un tale successo da spingere i coreani a voler iniziare una loro produzione. La prima forma di proiezione cinematografica di produzione coreana è quella del kino-drama, una forma ibrida tra cinema e teatro. Di fatto si trattava di spettacoli teatrali accompagnati dalla proiezione, nello sfondo, di registrazioni di paesaggi. Non film completi, quindi, ma una soluzione che permetteva di colmare le lacune a livello tecnologico e la mancanza di adeguati investimenti per produzioni cinematografiche vere e proprie.

Pak Sŭng-pil, fonte: Moviefit.

Intanto, nel 1907, il mecenate Pak Sŭng-pil, oggi conosciuto come il primo direttore cinematografico coreano, aveva acquistato il magazzino macchine dell’azienda elettronica di Dongdaemun e lo aveva trasformato nel teatro Kwangmudae. Nel 1914 aveva, inoltre, preso possesso del teatro Dansungsa, precedentemente inaugurato nel 1907 da alcuni imprenditori. 

Teatro Dansungsa negli anni 50, fonte: The Korea Times

Proprio qui, il 27 ottobre 1919, venne messo in scena il primo kino-drama coreano “Fight for Justice” (의리적 구토)[1] di Kim Do-san, la cui produzione fu finanziata dallo stesso Pak Sŭng-pil. Non stupirà i nostri lettori sapere che la prima opera coreana che possiamo definire “cinematografica” è una storia di vendetta: Songsa nasce in una famiglia benestante ma perde sua madre in tenera età, vivrà una infanzia e adolescenza infelice finché non scoprirà che la sua matrigna ed i suoi parenti tramano per ucciderlo e così ottenere la sua eredità. Ciò porterà il protagonista a punirli in nome della giustizia. Il film fu molto popolare perché portava in scena una tipica storia dove bene e male si scontrano, e quest’ultimo ha la peggio in un confortante happy ending. Il titolo era inoltre un richiamo alla resistenza coreana contro il regime coloniale giapponese, la cui voce a seguito del Movimento del Primo Marzo diventava sempre più forte in tutta la Penisola e anche al suo esterno (il Movimento aveva incoraggiato la fondazione del Governo Provvisorio della Repubblica di Corea l’aprile successivo a Shanghai).

Lo stesso giorno in cui fu messo in scena “Fight for Justice” venne messo trasmesso anche il primo documentario coreano “The Panoramic View of the Whole City of Kyongsong” (1919).

L’attrice Yi Wol-hwa in “The Vow Made Below the Moon”, fonte: 연합뉴스

Tra il 1919 ed il 1923 vennero prodotti ben 20 kino-drama coreani. Nel 1923, invece, venne trasmesso il primo vero film coreano: “The Vow Made Below the Moon” (월하의 맹세) di Yun Baek-nam. Sebbene di produzione coreana, questo film fu finanziato dal Governatore Generale del Giappone in Corea e fu prodotto a scopo educativo, motivo per il quale fu trasmesso gratuitamente. La storia ruota, infatti, intorno alla promessa, fatta al chiaro di luna da un fratello ed una sorella, di risparmiare denaro al fine di ristabilire la fortuna della loro famiglia che era stata rovinata a causa delle azioni dissolute dello zio. Trattandosi di un film muto, a dar voce a ciò che avveniva sullo schermo vi era la narrazione fatta dal byunsa, il corrispettivo coreano della figura giapponese del benshi, commentatore che aveva il compito di fornire descrizioni dei film muti, che essi fossero orientali o occidentali, agli spettatori in sala. Questo venne accompagnato da una kisaeng, una intrattenitrice professionista, che dava voce ai ruoli femminili. In un’epoca in cui alle donne era proibito esibirsi sul palco e ruoli femminili erano affidati a uomini, le kisaeng aprirono la porta della carriera cinematografica al sesso femminile.

Nel 1920 vi fu un altro film prodotto con scopo educativo, “Demon in Life”, che tuttavia è stato ignorato dagli studiosi e generalmente non considerato come il primo vero film coreano a causa della sua scarsa qualità. Nell’edizione del 6 giugno 1920, il quotidiano Gyeonggi Dobo riporta che:

Il dipartimento di sanità pubblica dell’ufficio provinciale di Gyeonggi-do ha chiesto alla troupe Chwishung-jwa di realizzare un film per aiutare a contenere l’epidemia di colera e di proiettarlo in tutta la provincia.

Il film racconta di due famiglie, una che sopravvive a una epidemia di colera grazie alle loro rigorose abitudini di igiene, e l’altra che paga le conseguenze per non essere stata altrettanto meticolosa.

Di fatto, dal 1920 vi fu un vero e proprio boom nella produzione di film a scopo educativo che trattavano di diversi argomenti, dal risparmio all’igiene, dal pagamento delle tasse al corretto uso dell’elettricità. I film erano così visti come un modo per educare il popolo e per promuoverne la visione, essi venivano trasmessi gratuitamente.

Sebbene di produzione coreana, alcuni studiosi non sono concordi nel definire “The Vow Made Below the Moon” come il primo film coreano in quanto finanziato da capitali giapponesi. Totalmente coreano è, invece, “The Tale of Janghwa and Hongryeon” ( 장화홍련전), opera del 1924 del regista Pak Jung-hyun e prodotta da Pak Sŭng-pil. Il film racconta una storia che appartiene al folklore coreano, cosa che Pak Sŭng-pil volle fortemente dopo quella che considerò come una provocazione da parte dei giapponesi: l’aver prodotto e diretto un film basato sulla più celebre ed amata storia d’amore coreana, la “Storia di Chunhyang”. Il primo, infatti, a trasformare la storia di Chunhyang in un film è il regista giapponese Matsujiro Hayakawa nel 1923. Ne seguirà una produzione coreana nel 1935 da parte del regista Yi Myŏng-u.

Per quanto riguarda “The Tale of Janghwa and Hongryeon”, primo film di produzione completamente coreana, abbiamo di nuovo una storia di vendetta che arriva a noi direttamente da un racconto popolare coreano: Jangwha e Hongryeon sono due sorelle che subiscono tali abusi dalla loro matrigna da arrivare a perdere la vita, ma i loro fantasmi torneranno nel mondo degli umani per ottenere giustizia.

Il folkore coreano, così come le storie della tradizione orale e del p’ansori, sono ancor oggi motivo di ispirazione per i registi coreani. Uno dei blockbuster che hanno segnato la storia dell’Hallyu per quanto concerne il cinema è sicuramente “A Tale of Two Sisters” (장화, 홍련), horror del 2003 diretto da Kim Ji-woon. Si tratta di un interessante adattamento moderno della triste storia delle due sorelle Janghwa e Hongryeon: oltre ad una trama accattivante e un ritmo narrativo che, seppur un po’ lento, è capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo, è notevolmente bella la fotografia che mostra la campagna coreana in tutto il suo splendore, insieme ad una villa immersa in questo verde che nella sua bellezza ed al contempo decadenza sembra rispecchiare, come la casa degli Usher, fortune e miserie di coloro che la abitano. Se, invece, vogliamo tornare al p’ansori ed alla storia di Chunhyang, è senza dubbio alcuno “Chunhyandeon”, opera del 2000 del maestro Im Kwon-taek, la più meravigliosa versione cinematografica di questa romantica storia d’amore, da molti definita la versione coreana di “Romeo e Giulietta”, grazie al sublime connubio tra narrazione cinematografica e il racconto cantato in stile p’ansori.

Come vedremo nei prossimi articoli sulla storia del cinema coreano, attingere alla tradizione ed alla storia della Corea sarà un atteggiamento sempre più diffuso tra i cineasti del Paese del Calmo Mattino.

FONTE:

Kim Mee-hyun (2007). Korean Cinema: from Origins to Renaissance. Seoul: Communication Books.

NOTE:

[1] Riporterò i titoli in inglese e coreano dei film perché con questi è più facile la loro ricerca sulle piattaforme di streaming.

Iscriviti alla newsletter